Renzi imita i cugini francesi con la falsa grandeur
Ascoltare Renzi mentre arringa i giovani della Georgetown University, affermando che l’Italia è fuori dalla crisi, supera i limiti della decenza.
Il premier non deve aver scelto casualmente di lanciarsi in una boutade del genere solo dopo aver valicato i confini nazionali, visti i sonori ceffoni mollati dall'Istat con gli ultimi numeri sulla disoccupazione e sulla crescita, certificati persino dal Fondo Monetario Internazionale. In patria, avrebbe ricevuto un'accoglienza ben diversa questo suo lanciare il cuore oltre l'ostacolo: che poi, più che altro, è stato un lanciare la bugia oltre il naso. Nel suo sproloquio, Renzi ha detto che con le riforme possiamo addirittura avere un ruolo leader nei prossimi vent'anni, possiamo diventare una speranza per il resto d'Europa: abbiamo fatto la riforma delle pensioni e quella del lavoro, siamo la seconda potenza industriale del continente. D'accordo, è normale che un politico trovandosi all'estero tratteggi la migliore cartolina possibile del proprio Paese, ma non si può vendere il dipinto di un ritrattista di strada come fosse la Gioconda. Ma lui ci prova lo stesso, persino quando tutti i numeri bocciano senza appello l'operato suo e del suo governo.
È inquietante pensare che un esponente politico possa raccontare di un'Italia fuori dalla crisi avendo sotto mano le previsioni dell'Fmi, che per il 2015 indicano un incremento del Pil di un misero +0,5% (uno 0,2% in meno delle previsioni del ministro dell'Economia, quindi già una previsione ridotta rispetto a quelle ottimistiche di Padoan). E tutto questo mentre il resto dell'Europa viaggia su un +1,5%, le economie avanzate su un +2,4% e il mondo su un +3,5%. La Francia, che dovrebbe essere il principale concorrente da scavalcare per raggiungere l'ambito secondo posto come potenza continentale, ha una previsione di crescita del Pil dell'1,5%, che significa maggiori investimenti in formazione del capitale umano, più risorse per ricerca e sviluppo, più fondi per l'acquisizione delle aziende di altri Paesi, in particolare di quelli in affanno come l'Italia. Eppure Renzi professa ottimismo: Per troppo tempo però il nostro Paese è stata la bella addormentata nel bosco, come se il meglio fosse già accaduto e potessimo vivere il presente solo sognando il nostro grande passato. Ma noi siamo qui per svegliare la bella addormentata, noi siamo qui per dare un indirizzo al futuro. Peccato che questo risveglio non ci sia ancora stato. Il nostro brillante presidente del Consiglio si è dimenticato di dire ai ragazzi della Georgetown quale sia la sua ricetta per i 2mila esuberi, annunciati in poche ore, da Indesit e Iveco. Sono queste le criticità alle quali Renzi dovrebbe fornire una soluzione. Lui parla di futuro, ma per un cittadino quale futuro è più importante del vivere dignitosamente grazie al proprio lavoro, senza dover elemosinare la carità del welfare di Stato?