Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
29 maggio 2015

L’Italia non è un Paese per giovani

Parafrasiamo il titolo del capolavoro di Cormac McCarthy per riportare un fatto noto da tempo: l’Italia non è un Paese per giovani, e la notizia sta in una delle cause della decrescita demografica che colpisce lo Stivale.

Secondo gli ultimi dati pubblicati da Istat e Ministero della Salute, 1 coppia su 5 ha difficoltà a procreare. Le cifre cominciano ad allarmare: negli ultimi 5 anni sono nati 64mila bambini in meno, un calo vistoso che ha convinto il Governo a intraprendere finalmente una buona iniziativa: vi sarà il "Fertility Day", per sensibilizzare la popolazione sul tema con la campagna di informazione "Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro". Gli italiani non figliano più in giovane età, così quando si scoprono i problemi di salute ormai è tardi per intervenire. Il 40% dei problemi di infertilità riguardano le donne, un altro 40% gli uomini e il restante 20% è di natura mista. Troppi italiani ignorano che sopra i 35 anni per le donne e i 50 per gli uomini la possibilità di procreare si riduce drasticamente.

Andrea Lenzi, il nuovo presidente della Società italiana di endocrinologia, ha spiegato gli altri fattori di infertilità:

Nell'uomo nei primi 10 anni di vita le patologie maschili che più danneggiano la fertilità sono il criptorchidismo (ritenzione testicolare), le orchiti e la torsione del funicolo spermatico. Mentre nel periodo puberale (12-14 anni) la fertilità è messa a repentaglio da problemi ormonali e dal varicocele, quest'ultimo può proseguire a danneggiare la fertilità per tutta la vita. Dai 14 ai 20 anni i pericoli per la fertilità dei maschi sono le infezioni genitali e gli stili di vita alterati. Per la donna invece tra i 10 e i 15 anni le patologie peggiori sono i disturbi del comportamento alimentare e le infezioni genitali. Vi sono poi le alterazioni ormonali. Tra i 20 e i 40 anni, le malattie che mettono a rischio la fertilità sono invece principalmente i disturbi ovulatori, l'ovaio policistico, le infezioni genitali, i fibromi.

Il Governo dedicherà ogni anno una giornata alla prevenzione e all'informazione sulle cause di infertilità e sui possibili rimedi. Verranno organizzati importanti eventi formativi per aggiornare i medici sulle ultime novità in argomento. L'obiettivo è modificare la posizione spaventosa che l'Italia occupa nella classifica europea dell'invecchiamento della popolazione: siamo ultimi.

Le problematiche connesse alla bassa natalità sono molteplici. Vi è innanzitutto l'insostenibilità economica del welfare. Senza un'alta percentuale di giovani le nazioni non crescono, non si sviluppano economicamente. Tutti i Paesi emergenti hanno una media di 30/32 anni d'età, mentre noi viaggiamo verso i 45 anni. Facile capire come in queste condizioni l'Italia possa restare al palo per decenni. Le cose cambierebbero se la politica sostenesse la natalità e la famiglia in genere: se si avesse la certezza di ricevere un aiuto da parte dello Stato, il 61% di coppie si dice pronta a fare più figli. Certamente, oltre ai bonus c'è la questione della copertura dei servizi legati all'infanzia. Il 67% delle famiglie denuncia che gli asili nido non sono sufficienti a rispondere alle loro esigenze, mentre le liste di attesa nei Comuni italiani sono chilometriche. La panacea renziana degli 80 euro è stata recentemente bocciata da un'indagine commissionata dal sito lavoce.info (autorevole, perchè era gestita dall'attuale presidente nazionale dell'Inps, Tito Boeri): il taglio fiscale ha infatti avvantaggiato le famiglie con due stipendi rispetto ai nuclei monoreddito, e favorito di più la classe media (50%) di quella povera (32%). Insomma, nel conteggio del bonus non si è calcolato il numero di figli a carico e i numeri di redditi disponibili.

Anche il Papa è intervenuto sull'argomento: Non è un caso che l'indice di povertà salga all'aumentare del numero dei figli: si passa da un 12% per le famiglie senza figli al 15,7% per quelle che ne hanno uno solo, fino a giungere al 28,5% per chi ne ha tre. Certamente i fattori migratori contano, ma è un dato di fatto che rispetto ai nostri principali concorrenti europei vi sia scarsissima attenzione parte del Governo all'argomento degli sgravi fiscali pro-natalità.

"La politica e gli amministratori pubblici fanno poco per la famiglia. Ora più fatti, lo chiede anche la Costituzione italiana. Sono sempre di più gli esempi dove il papà e la mamma hanno perso il lavoro — e questo è duro — e dove i giovani non riescono a trovarlo. Così le famiglie escono provate negli affetti più cari e sono tentate di arrendersi alla solitudine e alla divisione."

Come risposta, i dati Ocse hanno di nuovo elargito una doccia fredda al Premier, che continua a raccontare di un'inesistente Paese uscito dalla crisi: l'Italia è invece fanalino di coda insieme alla Grecia per la disoccupazione giovanile; il tasso di occupazione tra i 15 e i 29 anni è sceso infatti di quasi il 12% negli ultimi sette anni, il secondo peggior dato tra i Paesi Ocse, davanti solamente ad Atene. Per Renzi c'è ancora molto da fare, magari rinunciando a qualche conferenza stampa o a qualche comparsata in TV, per costruire invece delle leggi efficaci in materia, che in fondo basterebbe imitare dando uno sguardo ai nostri cugini d'Oltralpe.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

 
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