Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
14 giugno 2016

Intervista a Paolo Romani: "Le sanzioni sono scientificamente inutili"

E' un momento di grande fermento politico. Dal lato italiano ci avviciniamo sempre più al ballottaggio dei futuri sindaci delle maggiori città italiane: Torino, Roma, Bologna, Napoli, Milano.

Dal lato americano sono stati appena scelti i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti: Donald Trump e Hillary Clinton. Mai come oggi l'esito di entrambe le competizioni sarà centrale per l'avvenire dell'Italia. L'eventuale vittoria del centrodestra o del Movimento Cinque Stelle nel voto dei Comuni significherebbe un avviso di sfratto anticipato a Renzi, mentre effetti importanti sul Belpaese si avrebbero anche dall'insediamento di uno o dell'altra dei contendenti alla presidenza USA, come le eventuali tensioni derivanti da un leader americano non vicino all'attuale premier italiano o magari la cancellazione delle sanzioni contro la Russia, che tanti danni hanno causato al tessuto economico della Penisola. Proprio su questi argomenti abbiamo chiesto l'opinione del senatore Paolo Romani, ex minisitro allo Sviluppo Economico del governo Berlusconi. 

— Quale valutazione dà alle sanzioni occidentali contro la Russia?

— Nei giorni scorso ho visto una delegazione parlamentare ucraina capitanata dal presidente della Commissione Esteri di Kiev e devo ammettere che non sono riuscito a sapere l'esatta verità di ciò che sta accadendo nel Donbass. Credo che questo sia un elemento fondamentale che andrebbe chiarito. Ho ricordato loro che è dimostrato scientificamente come le sanzioni non servano a nulla. All'Italia furono comminate nel 1936 dalla Società delle Nazioni e non sortirono alcun effetto: noi invademmo l'Etiopia e rimanemmo in quel Paese fino alla sconfitta nella Seconda Guerra mondiale. Oggi noi perdiamo diversi miliardi di commercio estero "gratuitamente", dato che poi non riusciamo a capire fino in fondo se questi benedetti accordi di Minsk vengano davvero attuati oppure no. Ed è lì che si gioca la partita: è cambiata la cartina rispetto agli accordi o no? Le sanzioni dei Paesi occidentali, in ultima analisi, favoriscono e arricchiscono solo i soliti furbi, cioé gli affaristi americani e tedeschi che fanno comunque affari con la Russia aggirando l'ostacolo normativo. Noi italiani invece siamo come sempre i più fessi: lasciamo un sacco di soldi per rispettare i vincoli imposti dalle sanzioni stesse.

— Sono possibili convergenze dell'Italia verso la Russia di Putin?

— Quello che sta facendo la Russia in Siria è fondamentale per il riequilibrio della guerra in atto nel Medioriente. La pace in Siria si potrà avere quando ci sarà un equilibrio tra tutte le parti e la sconfitta del Daesh, di Al Nusra e di tutti gli altri gruppi terroristici ora in azione. Il problema è che ci sono pochissime forze di opposizione ad Assad che non abbiano matrice terroristica. Non si può quindi che condividere e sostenere l'intervento militare russo che ha permesso di riconquistare Palmira, patrimonio dell'umanità, e che ha consentito di riconquistare forse Aleppo. Sono questi elementi che l'Occidente deve considerare quando valuta la politica estera russa. Ripeto: in questa guerra è indispensabile il rapporto fattivo della Russia. 

— Un giudizione sulla politica estera italiana del governo Renzi?

— Inesistente.

— La prossima settimana i ballottaggi, a ottobre il referendum confermativo sulle riforme costituzionali. A cosa va incontro l'Italia?

— Il problema è rappresentato dal combinato disposto tra riforme costituzionali e legge elettorale. Il rischio è che da un lato si consegni nelle mani dei grillini il governo del Paese senza i necessari contrappesi, e personalmente non reputo che l'M5S abbia le adeguate capacità di governo per rivestire quei ruoli; dall'altro c'è la questione di demandare a un uomo solo il comando di un intero Paese — che quest'uomo si chiami Renzi poco importa. È necessario ripensare sia la riforma costituzionale e ancor di più la legge elettorale.

— Come sta vivendo l'ascesa di Trump e la vittoria alle primarie democratiche della Clinton?

 

— Personalmente sono esterrefatto dalle cose che dice Trump e devo dire che non ho condiviso molte delle decisioni che ha assunto la presidenza Obama e quindi indirettamente la Clinton. Però, come la storia insegna, alcuni presidenti che sembravano i peggiori si sono poi dimostrati i migliori, ad esempio Ronald Reagan. Invece Carter, Nixon e Obama sono stati dei presidenti pessimi. È difficile giudicare quale sarà la qualità del prossimo inquilino della Casa Bianca, lo scopriremo solo dopo il suo insediamento.

— Sono note le Sue posizioni forti e controcorrente sulle attuali anime del centrodestra. Da presidente del Gruppo di Forza Italia al Senato, quale futuro vede per la vostra coalizione? Cosa pensa di un eventuale allargamento a Corrado Passera e Alfio Marchini?

— Personalmente avevo sconsigliato Berlusconi di partecipare alla manifestazione di Matteo Salvini e Giorgia Meloni avvenuta a Bologna, mentre con altri amici sconsigliammo il presidente di aprire un tavolo di confronto con loro per le elezioni amministrative: e infatti dopo aver assunto degli accordi, li hanno disattesi ribaltandogli il tavolo in faccia. Berlusconi ha commesso l'errore di accreditare come leader della coalizione dei personaggi che probabilmente non erano pronti per quel ruolo, forse perchè troppo giovani. Su Passera e Marchini: sento spesso parlar male dei professionisti della politica, ma io al contrario provo molta paura verso i dilettanti.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

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