Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
28 agosto 2016

Tentativo di rapimento di minore: media e politici uniti nel populismo

Non è assolutamente concepibile in un Paese civile che un qualunque individuo che cerchi di rapire un minore possa essere serenamente rimesso in libertà dopo avere commesso il fatto, pur trattandosi “soltanto” di un tentativo.
 
Parrebbe un semplice principio di buonsenso, ma in Italia diventa opinabile persino ciò che dovrebbe essere ovvio. Ecco quindi che si è riusciti a rimettere in libertà l'uomo che ha tentato di rapire una bimba su una spiaggia del ragusano: l'indiano Ram Lubhaya, con permesso di soggiorno scaduto e precedenti di droga. L'opinione pubblica si è scagliata su Giulia Bisello, il pubblico ministero che non ne ha convalidato l'arresto: ora, poiché la legge italiana non prevede l'applicazione della misura cautelare nel caso di tentativo di rapimento, la giovane magistrata ha semplicemente attuato una norma, per quanto pessima, e ha evitato all'amministrazione pubblica un costo inutile. Ma nelle interviste mandate in onda sui telegiornali nazionali sono letteralmente volati gli insulti contro la decisione giudiziaria. A tutti coloro che si sono scagliati contro il pm dovrebbe essere chiaro che se anche la Bisello avesse dato la convalida, all'avvocato di Lubhay sarebbe bastato adire la decisione al gip e questo non avrebbe potuto far altro che scarcerare il rapitore. E il giochetto tra carte bollate e tempo perso dagli apparati di giustizia sarebbe costato qualche migliaio di euro ai contribuenti.
 
In questa vicenda si palesano i veri creatori e fomentatori del populismo: certa stampa da un lato e alcuni politici dall'altro. E' triste vedere come i media italiani cerchino la vendita di copie piuttosto che la verità. Se l'importante è sbattere un mostro in prima pagina, viene spontaneo domandarsi quale sia il dovere deontologico di un giornalista: fomentare la piazza contro un magistrato che ha solo la colpa di aver applicato la legge oppure individuare chi ha reso possibile che un clandestino pregiudicato venga liberato dopo aver tentato di rapire un minore? Perchè non è venuto in mente a nessuno che per la Bisello sarebbe stato più semplice convalidare l'arresto e poi demandare a un altro giudice l'ingrato compito di rilasciare l'arrestato? Sarebbe stato tipico, peraltro, in una nazione dove scaricare le proprie responsabilità a terzi è uno sport di tradizione intramontabile. Perciò, se la magistrata avesse preferito passare ad altri la patata bollente, avrebbe contribuito a peggiorare i conti pubblici, ma nessuno lo avrebbe raccontato a quei cittadini che hanno istintivamente sbraitato contro di lei.
 
Ed ecco che emergono i secondi erogatori di populismo a buon mercato: i politici. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha avviato gli accertamenti verso un pubblico ministero che ha fatto soltanto il suo dovere: ma è possibile avere un Ministro che non conosce i limiti del nostro ordinamento? Sta proprio qui il vero nocciolo del problema: la legge va certamente riformata, ma per riformarla occorrono dei rappresentanti politici che la conoscano bene. Il ministro Orlando comunque è in ottima compagnia, visto che da destra a sinistra, dal centro al M5S tutti hanno solleticato l'opinione pubblica con le loro riflessioni sull'argomento.
 
Tutti critici verso una decisione che poi deriva dalla nostra stessa classe politica, ma loro fanno finta di niente, sono come dei passanti che transitavano per caso da Montecitorio. E dunque: basterebbe che costoro si impegnassero nelle loro cariche lautamente retribuite, e non si verificherebbero più casi come quello di Ragusa. Ma nell'epoca della Rete tutto diventa tifo da stadio, con fazioni e ultrà che lottano per essere i primi a lanciare sassi nello stagno altrui. E poi ci si accorge che, passata la buriana, non cambierà nulla: magari qualcuno avrà scritto la modifica di legge, ma finita la spinta dalla pressione giornalistica, rimarrà in un cassetto a marcire. D'altra parte non può che essere così… perchè se in Italia il quinto potere continua a piegarsi a questa o quella parte politica, a essere al servizio di una o dell'altra lobby, avremo sempre giornalisti che invece di indagare dentro una notizia riescono addirittura ad apprezzare che un Ministro della Giustizia disponga accertamenti verso un magistrato che fa il suo lavoro. L'ignoranza della legge da parte del cittadino a volte si può tollerare, ma da parte di un Ministro (e proprio in quel dicastero) finisce per essere l'emblema del fallimento italiano.
 
di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia
Commenti
Non ci sono commenti a questo post