Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
04 marzo 2018

Troppi nodi irrisolti alla base del fallimento italiano

Dopo che avremo saputo il risultato definitivo di queste elezioni, si potrà riflettere col senno di poi sugli ultimi cinque anni della politica italiana.

Per il momento ci si può rallegrare almeno del fatto che il popolo sia tornato a esprimere consenso o protesta su una scheda elettorale. Ci sembra un sogno, dopo troppi governi realizzati dentro il Palazzo con la regia di certi soggetti oscuri e sovranazionali e con la transumanza di deputati tra schieramenti diversi. Non si agitino i costituzionalisti della domenica: sappiamo bene che questi tradimenti all'Italia si sono svolti seguendo la legge in modo formalmente ineccepibile, ma vediamo altrettanto bene come ne abbiano tradito la sostanza.

Un superficiale bilancio dell'ultimo quinquennio decreta troppi nodi lasciati irrisolti da parte dei governicchi, mentre un bilancio approfondito li bolla come fallimentari. Tra le criticità rimaste acute, vi è la questione del Sud, nel quale l'industria 4.0 non prende piede: difficile che gli investimenti innovativi possano produrre risultati se non si è prima preparato il capitale umano a questa rivoluzione. Si pensi che le startup innovative, cioè quelle più produttive di Pil e di occupazione, sono meno di 2mila nel Mezzogiorno contro le 6mila del Centro-Nord. Il governo ha fatto una grande pubblicità al programma industria 4.0, ma quest'ultimo rischia di aver dopato il mercato per il Sud senza aver fatto cambiare pelle a un tessuto produttivo che non riesce a raggiungere i livelli delle altre regioni italiane. A questo problema si aggiunge quello derivante dall'introduzione dei robot nei processi produttivi. Mentre in tutto il mondo si cercano soluzioni per ovviare all'emorragia di posti di lavoro, gli ultimi tre governi hanno fatto poco in merito nonostante gli allarmi lanciati da personaggi di rilievo internazionale, come Jim Yong Kim della Banca Mondiale, il quale ha dichiarato: i robot taglieranno l'orario di lavoro. Lavoreremo tre giorni a settimana. Il rischio è alimentare instabilità e violenze. Arte, intrattenimento e cura delle persone saranno le professioni del futuro.

La disattenzione (a esser cattivi diremmo la dolosa negligenza) da parte della classe politica nell'affrontare i problemi del Paese è dimostrata anche dal numero di imprese che hanno abbandonato il territorio; molte lo hanno lasciato per trasferire i propri stabilimenti nei Paesi che beneficiano degli aiuti UE, pagati quindi anche coi nostri soldi. Cornuti e mazziati, proprio una bella commedia all'italiana! Continuiamo infatti a versare più soldi di quanti poi ne riceviamo dall'Europa in proporzione: il saldo negativo è di 4,7 miliardi di euro. E intanto, nonostante siano teoricamente vietati gli aiuti di Stato, la Germania nel 2016 ha concesso aiuti per un controvalore pari all'1,3% del Pil, l'Italia appena lo 0,22%.

Vi è poi la questione delle riforme costituzionali e della legge elettorale. Gli ultimi tre governi sono stati caratterizzati dalla medesima inconcludenza. Chi per eccessivo attendismo e prudenza, chi per incapacità di mediazione verso un testo capace di pacificare l'Italia invece di dividerla. Gentiloni è poi riuscito nell'incredibile compito di consegnare al Paese una legge elettorale peggiore della precedente: se il Porcellum ha garantito la stabilità per un lustro a un partito che non era maggioritario nel Paese, ora il rischio è che per un pugno di voti nessuna coalizione abbia i numeri per governare. Un'impresa epocale che meriterebbe un'analisi antropologica sulla capacità di farsi del male che caratterizza troppi italiani.

Passiamo alle banche. I casi Etruria, Monte dei Paschi, Banche Marche e CariChieti sono la dimostrazione che non si è imparato nulla dai crack degli anni precedenti. Il Governo ha pensato più a difendere gli esponenti di partito coinvolti negli scandali che a rivedere il sistema di controlli incrociati che dovrebbero praticare Consob e Bankitalia. Dalla sceneggiata montata nella commissione d'inchiesta parlamentare non sono usciti responsabili: non è colpa di nessuno, anche se migliaia di correntisti hanno perso soldi veri e altri milioni di cittadini rischiano di vedere i propri risparmi andare presto in fumo.

Queste elezioni politiche costituiscono un'ulteriore pagina della nostra storia in cui i cittadini sperano si abbandoni l'abitudine di affrontare le questioni solo in superficie, solo per dare la giusta apparenza alle telecamere e agli elettori più fanatici, e sognano una stagione di riforme che raddrizzino la spina dorsale del Paese. Di libri sui nodi irrisolti dell'Italia ne hanno già scritti e non passano mai di moda: speriamo non debbano farne l'ennesima ristampa.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

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