Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
06 settembre 2011

Sciopero generale: ecco sfilare l'Italia 'peggiore'!

E’ l'Italia peggiore che in queste ore ha scelto di scioperare aderendo all'iniziativa politica e ideologica di un sindacato, la Cgil, che da tempo ha dismesso le vesti del suo ruolo, per sopperire alla mancanza di nerbo dei propri partiti di riferimento.

Pur essendo un'opinione personale mi fa male definire i manifestanti di oggi come l'Italia peggiore e questo per due ragioni principali. Prima di tutto perché spesso in questi ultimi anni gli elettori del centrodestra sono stati definiti come l'Italia peggiore per il solo fatto di votare quella parte politica e quindi non avrei mai pensato di riutilizzare un'espressione tanto cara all'altra parte e che a me è risultata sempre alquanto sgradevole. In secondo luogo perché personalmente ho sempre dato credito alle manifestazioni di piazza, condividendo la libertà di pensiero e di protesta anche laddove essa cozza contro le mie più ferme convinzioni.

In questo caso no, non vi riesco proprio. Nel pieno di una crisi economica internazionale senza precedenti, in un momento di mera speculazione finanziaria che nulla ha a che vedere con le scelte del governo italiano o di quelli dei nostri partner europei, in un periodo nel quale gli imprenditori, anche i più responsabili, fanno capriole per mantenere in piedi le proprie imprese garantendo un futuro ai propri dipendenti uno sciopero è un atto di irresponsabilità totale che denota, una volta di più, il fallimento della classe dirigente politica, sindacale e privata di questo Paese.

Non posso che essere preso dallo sconforto quando vedo esponenti 'autorevoli' dell'opposizione, tra i quali il sindaco Piero Fassino, accodarsi ad un corteo dove a manifestare sono principalmente universitari di sinistra, centri sociali, no tav, no vat, no tang, no cav ai quali si aggiungono i peggiori, i militanti dell'antiberlusconismo. Cioè quel partito del no a prescindere che solo di facciata il Partito Democratico condanna perché in realtà ne condivide fino in fondo la rabbia sociale per essere relegato al ruolo di gregario e non di protagonista dell'attività di governo.

Una rabbia sociale che sta occludendo le menti e offuscando i pensieri dei cittadini, i quali non aspettano altro di trovare un colpevole per le proprie sfortune senza pensare che ormai siamo tutti nella stessa barca. E che è necessario remare insieme verso un approdo sicuro, piuttosto che rivoltare il mezzo di trasporto e morire affogati.

Il corteo che sta attraversando Torino sprizza odio e nulla di più. Non è un popolo propositivo ma una marcia di inviperiti verso la propria esistenza. Sognano ancora il '68 non comprendendo che la sconfitta economica che oggi subiscono nasce proprio dall'inettitudine dei figli di quell'epoca dove tutto era permesso, dove il merito era stato accantonato in favore della mediocrità, dove la democrazia era una pallottola ispirata dai cattivi maestri dell'intelligentia rossa.

Per le vie di Torino oggi ha sfilato una gigantesca gigantesca piovra viola, scelta dai dimostranti per rappresentare la finanza, con le sagome di Obama, Berlusconi, Tremonti, Merkel, Sarkozy e Draghi. Una scelta aberrante perché ancora una volta la sinistra sceglie dei bersagli umani contro i quali prendersela. Dico questo perché il liet motive lanciato dalla Camusso per la quale quella che varerà il governo è "una manovra iniqua che colpisce il lavoro e i diritti, che punisce gli onesti e salva gli evasori" non è credibile. E la leader di Cgil risulta ancor meno credibile quando decreta che questa è una manovra che "punisce in modo esemplare gli operai". Ma dove? Quali sono le norme che si accaniscono contro questa classe di lavoratori? Vorrei che le elencasse perché leggendo la manovra non le vedo e non penso di avere problemi di presbiopia vista l'età ancora abbastanza giovane.

Il problema è che Camusso, Bersani, Fassino agitano ancora la bandiera della classe operaia come ultimo vessillo della propria identità proto comunista non accorgendosi di cadere nel ridicolo. Oggi gli unici tagli ai servizi sono quelli, del tutto eventuali, che gli enti locali potranno decidere di applicare nelle proprie città, province e regioni se non razionalizzeranno gli sprechi. Tagli che se applicati però toccheranno trasversalmente tutte le classi sociali e non una in particolare come si vorrebbe far credere. Peraltro se fossero veri tutti questi sacrifici perché Bersani direbbe poi a livello nazionale che i conti non tornano? Che alla fine non si è provveduto a tagliare la spesa? Delle due l'una o Bersani mente quando attacca il Governo sulla manovra definendola inefficace, oppure racconta bugie quando avvalla Cgil sui pesanti oneri per i cittadini.

E' ora della coerenza e del coraggio. Lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'ha invocata a più riprese anche dall'opposizione. Un appello perso nel vuoto. Visto che le forze politiche d'opposizione hanno preferito ancora una volta cavalcare la protesta e l'ondata di antipolitica piuttosto che sedersi al tavolo della trattativa con proposte concrete e alternative per il Paese. Hanno marciato a fianco di chi ha lanciato unova contro la sede della Banca d'Italia, contro l'Unicredit, contro l'Ubs senza accorgersi che domani, quando a governare saranno loro, toccherà il medesimo trattamento da parte di un popolo di scontenti cronici, di anarchici in borghese che non ha né vuole rappresentanza in questo momento.

Un popolo che come ho detto all'inizio rappresenta ahimè il peggio dell'Italia!

 

 

 

 

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