Marco Fontana
Circoscrizione 12
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
27 giugno 2017

Star Wars insegna: la difesa comune sarà il prossimo fallimento europeo

La parola d'ordine della propaganda europeista, lanciata nelle ultime settimane, è far rinascere l'Unione Europea.

Dopo la sconfitta del Front National, l'élite di Bruxelles ha prepotentemente rialzato la testa: ma anche questo tentativo fallirà miseramente perchè la squadra allestita per resuscitare il paziente è la stessa che l'ha ridotto in coma. D'altra parte, lorsignori non si preoccupano di indagare i veri motivi del fallimento europeo, un po' perché li conoscono già, avendoli generati loro stessi, un po' perché se li risolvessero non potrebbero più arricchirsi sopra di essi.

Quindi non ci stupisce il copione scelto per traghettare l'Ue fuori dalla crisi istituzionale: dopo la creazione di una moneta unica, che s'aveva da fare a ogni costo, ora si deve imbastire la difesa comune. La stampa internazionale si è affrettata a osannare quest'idea in modo acritico (ed è un indizio di quanto sia pilotata l'informazione), senza rilevare che è assurdo voler rinsaldare il contratto sociale tra le nazioni europee su un esercito comune in questo preciso momento storico.

Hollywood aveva già scritto una simile sceneggiatura: Star Wars, episodio "La Guerra dei Cloni", quando il Parlamento di una Repubblica morente viene convinto con l'inganno da un cancelliere senza scruopoli a dotarsi di un esercito per difendersi meglio e per ridare autorevolezza alle istituzioni. Ma non finisce affatto bene, come sapranno i cultori della saga: la Repubblica diventerà un impero dittatoriale che scatenerà la guerra contro chiunque osi contrastarla. Sarà pure una forzatura, ma alla fine questo parallelo rappresenta bene i rischi a cui si sta esponendo l'Ue.

Come si può pensare che un esercito comune possa supplire alla mancanza di reali politiche economiche, finanziarie, industriali e sociali? Come si può ravvivare l'amore degli europei verso l'Unione se non si provvede a una riforma elettorale che consenta davvero ai cittadini di esprimere un parere che conti? Oggi, alle elezioni continentali, la preferenza va un partito nazionale, spesso senza conoscere le proposte che porterà in seno alle istituzioni comunitarie o basandosi solo su vuoti slogan. Quanto tempo ancora reggerà un Parlamento che non riceve un mandato degno di questo nome? Per quanto ancora vedremo cancellieri, premier e presidenti che si autoproclamano capi dell'Unione senza essere passati attraverso libere e chiare elezioni?

Bisogna essere veramente intontiti per non rabbrividire all'idea di un esercito in mano a un ente così raffazzonato e manovrabile, con un presidente della Commissione non eletto direttamente dai cittadini e un Parlamento in cui le maggioranze si creano dopo il voto. Ci vuole incoscienza per non opporsi a un tale progetto e mala fede per non vigilare sulle derive autoritarie che rischia l'Unione. E invece in Italia abbiamo il Corriere della Sera che saluta con toni trionfalistici la creazione di un'armata comune, definendola un'occasione da non perdere per rimanere nel gruppo di testa e partecipare alle decisioni fondamentali.

E quali sarebbero le decisioni imprescindibili secondo il Corriere? Per ridare slancio al settore industriale e delle forze armate. Ma può una testata storica come il Corriere appiattirsi così ai desiderata di Bruxelles? Ma può dare a questi ultimi giustificazioni così superficiali come i bilanci delle industrie belliche? Per il Corriere l'unica cosa che conta sono i 500 milioni all'anno che verranno stanziati dall'euro-Leviatano per finanziare i progetti. Queste argomentazioni, puerili rispetto alla portata di tali decisioni, ignorano che i problemi che hanno provocato la proposta della difesa comune derivano da decenni di scelte di politica estera fatte per compiacere non i cittadini ma l'alleato d'oltreoceno; che sono stati i missili e i contingenti di pace occidentali, assetati di petrolio e di materie prime, a creare le ondate di "migranti".

E allora non sarebbe forse il caso per l'Ue di correggere gli errori del passato prima di lanciarsi in una nuova avventura militaresca che aumenterà i costi per i cittadini, senza avere alla base una legittimazione democratica e una seria giustificazione politica? Prima l'esercito europeo, poi magari la polizia continentale: e dopo qualche prevedibile attentato all'interno dei confini, si varerà la legge marziale per combattere i terroristi ai quali avevamo generosamente dato la cittadinanza? Quali limitazioni della libertà subiranno i sudditi europei per mano dei vari Mario Monti che decidono al riparo dai processi elettorali? Sono veramente giorni bui per l'Europa, resi ancor di più scuri dal black out dell'informazione vera, critica e indipendente.

di marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

 

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