Marco Fontana
Circoscrizione 12
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
16 maggio 2018

L'Unione europea all’attacco dell’Italia post-voto

Visto l'esito delle elezioni del 4 marzo, l'attacco dell'Unione europea nei confronti della sovranità italiana non si è fatto attendere troppo: è giunto non appena i vertici di Bruxelles hanno compreso come vi siano ampie possibilità che si manifesti il loro incubo peggiore, cioè un governo "giallo-verde". Così, nell'arco di poche ore tre esponenti di spicco dell'UE sono intervenuti sulla politica italiana in modo scomposto, tentando di fatto di fissare dei paletti all'esecutivo in via di formazione. 

Valdis Dombrovskis, il lettone vicepresidente della Commissione europea, in un'intervista per il Politico rispondendo ad una domanda sulla situazione della nostra Penisola ha affermato:

È chiaro che l'approccio alla formazione del nuovo Governo e l'approccio rispetto alla stabilità finanziaria deve essere quello di rimanere nel corso attuale, riducendo gradualmente il deficit e riducendo gradualmente il debito pubblico.

A cui è seguito a ruota l'illuminante auspicio di Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per migrazioni, affari interni e cittadinanza: Speriamo che col nuovo governo in Italia non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria.  Infine, chiude la sessione di interferenze Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione per il lavoro e gli investimenti (nonchè tra i papabili alla successione di Mario Draghi alla BCE), che ammonisce con delicatezza: Non vedo segnali che gli Stati membri vogliano cambiare le regole o concedere eccezioni a Stati membri sul Patto di Stabilità e Crescita. La Commissione è guardiano dei trattati e tutte le regole del Patto di Stabilità e Crescita si applicano all'Italia.

Chiaramente, l'Unione Europea non soltanto guarda con sospetto alle trattative tra  Lega e Movimento Cinque Stelle, ma mostra anche l'intenzione — come peraltro avvenuto in passato — di provare a giocare d'anticipo influenzando la politica interna della Repubblica Italiana. Comunque, la reazione alle parole degli alti commissari è arrivata altrettanto in fretta. Salvini ha tuonato: A Bruxelles c'è qualcuno che minaccia, ricatta, manda messaggi indegni di un momento democratico: sulla sicurezza e l'immigrazione la Francia controlla i confini, la Germania controlla i confini, la Spagna controlla i confini, l'Austria pure, non si capisce perché il prossimo governo italiano deve continuare ad accogliere e mantenere mezzo mondo.

E sinceramente, proprio sulla Francia è difficile dare torto al leader della Lega, visti anche i fatti recenti di Bardonecchia, dove agenti della dogana francese hanno fatto irruzione in un presidio sanitario in territorio italiano in cui opera l'associazione Rainbow4Africa. Dunque, se la Francia può impunemente esercitare in uno Stato estero azioni di polizia contro dei profughi, con quale pudore i vertici europei lanciano avvertimenti alle forze politiche che intendono chiedere un cambio di registro in senso più restrittivo sulla gestione dei flussi migratori? 

A prescindere dalla situazione surreale in cui alcuni Paesi continuano a pensare che gli interessi dell'Unione coincidano esclusivamente coi propri, mentre altri devono eseguire in silenzio gli ordini impartiti da Bruxelles, le tensioni che queste dichiarazioni stanno creando in Italia sono evidenti. Il capo politico dei grillini ha tentato di stemperare le parole dei commissari europei, ma Salvini ha ribadito che ci sono alcuni temi su cui siamo lontani ed è chiaro che non possiamo andare a Bruxelles con un governo che rappresenti due idee lontane. Il taglio è netto e rischia di mandare l'Italia a un nuovo voto, come spiegato in una seconda dichiarazione: Io sono ottimista, però i giorni passano e sono anche realista. Pare incredibile che per le dichiarazioni di un organismo internazionale che dovrebbe rispettare la sovranità popolare, l'Italia rischi l'ennesimo passo indietro.

Non si era visto un tale attivismo quando la Germania è rimasta per mesi senza un governo, così come il Belgio nel quale si è atteso quasi due anni per trovare una sintesi tra le diverse forze politiche presenti in Parlamento. L'Unione Europea ha voluto giocare ancora una volta una partita tutta sua, buttandosi a gamba tesa su una situazione che reputa sgradita rispetto alla sua agenda: questa posizione contravviene non a un qualche trattatino secondario, ma ai principi stessi che fondano l'Unione nel suo complesso. Se dovesse aumentare lo spread, a causa di un nuovo stallo politico, saranno i vari Dombrovskis, Avramopoulous o  Katainen a decretare l'aumento degli interessi sui mutui per le imprese e le famiglie italiane?

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

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