Malcontento in Serbia verso la first lady e un ministro

La Serbia mantiene ufficialmente una posizione di equilibrio fra est e ovest, fra Unione Europea (alla quale si è candidata come membro) e mondo slavo, del quale è uno degli esponenti storici più importanti. La campagna militare della NATO, con annesso bombardamento sulla capitale Belgrado, ha però tracciato un solco profondissimo tra i vertici euroatlantici e il popolo serbo. Perciò nella questione ucraina le simpatie dei serbi vanno certamente a Mosca, e non a Kiev, vista come avamposto dell’imperialismo NATO.

Quindi è stato un gesto molto sgradito e irritatante quello fatto dalla moglie del presidente serbo Vučić, Tamara, che si è recata a un convegno organizzato dalla moglie di Zelensky e ha poi fatto visita a un monastero che è stato sottratto alla Chiesa ortodossa dalle autorità ucraine. Non sono nemmeno piaciute del parole del ministro dell’Edilizia, delle Infrastrutture e dei Trasporti Goran Vesić, che sostiene la lotta degli ucraini e condanna l’aggressività della Russia. Tutti questi episodi si innestano su un filo conduttore che si sta snodando da qualche anno in Serbia: i rappresentanti politici più in vista cercano di piacere ai partner occidentali assecondando i temi dell’agenda di quest’ultimi, anche a discapito delle priorità del popolo serbo.

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