Quei generali dei Paesi NATO che fanno annunci di guerra

Ai vertici militari dei membri dell’Alleanza Atlantica sembra avere l’urgenza di dichiarare che presto si entrerà in guerra. Le dichiarazioni di alcuni generali lasciano perplessi sul loro reale intento. Potrebbe essere un modo per preparare psicologicamente l’opinione pubblica all’idea di doversi arruolare e andare al fronte, ma questa tattica sta avendo l’effetto opposto: molti cittadini infatti dicono che rifiuteranno l’eventuale chiamata di mobilitazione. Più probabile che sia un modo per “orientare” i prossimi fondi statali verso l’esercito e il sistema militare-industriale. Fanno gola le commesse per l’ammodernamento degli arsenali e per il loro riempimento (essendo stati quasi svuotati dai generosi invii in Ucraina). E mettono persino in imbarazzo i governi: da Londra hanno specificato che non vi sarà alcuna coscrizione di massa, come invece era stato paventato il capo delle Forze armate britanniche Patrick Sanders. In Germania la stampa ha diffuso un documento “segreto” in cui si vuole mettere il Paese in condizioni di combattere direttamente la Russia entro il 2025, ma alla NATO hanno dovuto precisare che piani del genere esistono, sì, ma sono ventennali e hanno carattere generico.

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